L'architettura Romania nel Giudicato di Torrs

San Pietro di Sorres (Borutta)

A pochi chilometri dal centro di Borutta, sorge solitaria su un dosso calcareo al di fuori dell'abitato la chiesa di San Pietro di Sorres. Nel Medioevo fu sede della diocesi di Sorres, soppressa agli inizi del XVI secolo. La chiesa di San Pietro Apostolo svolse funzioni di cattedrale documentata dal 1112 al 1503, quando venne incorporata nell'arcivescovado turritano. Nel 1953-54, con l'insediamento di un cenobio monastico benedettino, si aggiunsero i fabbricati in stile neoromanico. Dopo la soppressione, la cattedrale e il suo beneficio pass all'arcivescovo di Sassari, ma gi nel XVI secolo Chiesa e canonica furono abbandonate a se stesse e iniziarono a decadere. Per tutto il XVIII secolo i restauri della cattedrale dovettero essere rari e di poco l'entità dato che il monumento, nella prima metà del secolo successivo, versava in completo abbandono. Dal 1835 iniziarono una serie di piccoli e grandi interventi di restauro, promossi dagli arcivescovi turritani dai parroci di Borutta. Altri interventi di restauro che ebbero unicamente lo scopo di consolidare alcune parti crollanti e di rimettere qualche colonnina mancante. Oggi sui resti dell'antico episcopio stato impiantato un monastero benedettino.

La chiesa di San Pietro di Sorres fra le pi conosciute in Sardegna, grazie alla facile attrazione esercitata dalla gradevolezza e dalla varietà dei motivi ornamentali dai quali si possono stabilire due fasi costruttive, una della seconda metà dell'XI secolo, l'altra della seconda metà del XII. Il monastero richiama l'architettura di altre chiese quali S. Pietro di Bosa, S. Michele di Plaiano, S. Antioco di Bisarcio. Nella chiesa si definisce un che di toscano che inserisce la chiesa nel quadro in cui in Italia era sotto l'influsso romanico. Lo spazio interno della chiesa non molto vasto, ma l'architetto elevando i pilastri, ideati a filari alternati di trachite scura e calcare bianco, ha saputo creare l'illusione di un interno molto più ampio e grandioso di quello che è in realtà. La chiesa misura m 33 x 13 ed alta m 11 circa. Le strutture di ricostruzione sono in opera bicroma, caratterizzate da lesene e archetti, che in facciata definiscono finte logge, e da un'esuberante decorazione. L'edificio medievale in conci di calcare e pietra vulcanica delle vicine cave di Torralba. La facciata divisa da modanature gradonate in tre ordini chiusi in alto dal frontone. L'aula ha pianta a tre navate, con volte a crociera in pietra vulcanica. Il primo ordine comprende cinque arcate (che secondo lo ricordano quelle della basilica di San Miniato Firenze) sostenute alle estremità dalla cornice gradonata delle paste angolari e, al centro, da pilastri finemente sagomati con i capitelli gradonati (così come le loro basi), eccetto i due posti ai lati del portale che hanno una decorazione a foglie lievemente ritorte. Nell'arcata centrale si apre il portale con stipiti (aventi basi e capitelli in calcare bianco) e architrave e monolitici in trachite nera; l'arco di scarico a tutto sesto composto da cunei di calcare bianco che s'alternano a cunei di scura trachite; all'interno della lunetta in piccoli conci di trachite nera campeggia una croce bianca di calcare

Nella zona absidale vediamo che lungo gli spioventi delle testate delle navatelle corrono quattro archetti per parte sostenuti da mensole. La decorazione all'interno delle lunghezze uguale in entrambe le parti: quella di esterna tutta in nera trachite, l'altra ha due fiori a quattro petali neri su fondo bianco, poi si vede una croce greca nera con al centro una pietra bianca, ed infine un cerchio nero con al centro un sole bianco. Al centro di queste testate si apre (spostata verso il basso) una monofora centinata a doppio strombo. La teoria di archetti continua nell'abside, dove se ne contano otto, posti sotto una modanatura decorata ad ovoli classici e sorretti da mensole.Nel paramento murario dellabside (cos come in quello delle due testate) predomina il calcare bianco, anche se a tratti quest'omogeneità spezzata da un filari di conci di trachite scura. Nelle lunette dei restanti quattro archi troviamo delle decorazioni geometriche uguali a due a due; al centro degli archi esterni vediamo due oculi (uno per ciascun campo) incorniciati da una doppia fila di denti di sega. Nei due campi pi interni ci sono due losanghe gradonate (sempre una per campo) con il gradone interno in trachite nera e quello esterno in bianco calcare e disposte all'interno di una serie di conci di scura trachite che spiccano sul bianco calcare di cui fatto l'intero campo. All'esterno, la facciata e la zona absidale sono in bicromia. L'edificio privo di membrature verticali tranne che nella facciata. Gli interventi di restauro di fine Ottocento ne hanno modificato l'aspetto originario, con il ripristino o l'arbitraria invenzione di un'ampia gamma di decorazioni.

Borutta - Chiesa di S. di Pietro di Sorres (planimetria).

Bibliografia Essenziale:

  1. La villa di Sorres e la sua antica Cattedrale di Giovanni Spano, Aprile 1859
  2. Storia dell'arte in Sardegna dall'XI al XIV secolo di D. Scano, Montorsi, 1907;
  3. Chiese Medievali della Sardegna di D.Scano, Montorsi, Fondazione Nuraghe, 1929;
  4. L'architettura del Medioevo in Sardegna di R. Delogu, La Libreria dello Stato, 1953,
  5. Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300" di R. Coroneo, Ilisso, 1993;
  6. Monastero Benedettino "San Pietro di Sorres";
  7. Santuari Italiani "Abbazia San Pietro di Sorres";
  8. SargegnaCultura I Luoghi della Cultura "Borutta, Chiesa di San Pietro di Sorres";
  9. SardegnaCultura Catalogo Beni Culturali, Scheda 119541 - "Chiesa di S. Pietro di Sorres - Borutta";
  10. SardegnaCultura Catalogo Beni Culturali, Scheda 119952 - "Chiesa di S. Pietro di Sorres - Borutta";
  11. SardegnaCultura Catalogo Beni Culturali, Scheda 119582 "Monastero di S. Pietro di Sorres - Borutta";
  12. Catalogo Generale Beni Culturali "Chiesa di S. Pietro di Sorres";
  13. Catalogo Generale Beni Culturali "Monastero di S. Pietro di Sorres";
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Borutta - Chiesa di San Pietro di Sorres e rovine della Canonica; 1907
da "Storia dell'arte in Sardegna dall'XI al XIV secolo" di Dioni Scano;