L'architettura Romania nel Giudicato di Torrs

Basilica di San Gavino (Porto Torres)

Attorno alla metà del Mille la Sardegna risulta divisa in quattro regni o giudicati, retti da un re o giudice. I giudici erano i rappresentanti locali dell'imperatore bizantino che, attorno al 1000, si resero autonomi. Ne derivò una partizione del territorio nei quattro regni di Cagliari, Arborea, Torres e Gallura, a loro volta divisi in curatorie. Di pari passo si assistette alla riorganizzazione della Chiesa. Le vaste diocesi dell'età bizantina vennero frazionate in nuove circoscrizioni ecclesiastiche: arcidiocesi e diocesi rette da arcivescovi e vescovi, cui facevano capo le parrocchie. È in questo contesto che i giudici, attraverso donazioni, favorirono l'arrivo nell'isola dei Benedettini insediarono i propri monasteri nel territorio sardo. Si assistette a una rinascita della cultura sotto l'ala protettrice della Santa Sede. Da non trascurare anche la presenza sempre più stabile e radicata delle repubbliche di Pisa e Genova, la cui attività commerciale nell'isola portò a conflitti con i poteri locali. La loro presenza interferì spesso a livello politico e arrivò a determinare la fine di tre giudicati (Cagliari, Torres e Gallura), che dopo il 1250 caddero in mano a signori pisani o genovesi. Queste circostanze storiche contribuirono alla circolazione di nuove correnti artistiche nell'isola, che si innestarono nel sostrato locale e che hanno lasciato le tracce più significative nell'attività architettonica sia militare sia, soprattutto, ecclesiastica.

La basilica romanica di San Gavino di Porto Torres è uno dei monumenti più significativi dell'intero patrimonio artistico sardo. La grandiosità dell'esterno cede il passo al fascino discreto dell'interno, appena rischiarato dalla luce che proviene dalle monofore a feritoia e si riflette nelle colonne e nei capitelli marmorei prelevate da antichi edifici di età romana e bizantina. Agli inizi del XVII secolo vi furono ricercate e scoperte le reliquie dei tre santi, collocate poi nella cripta appositamente scavata per accoglierle. Porto Torres fu sede episcopale dal 484 fino al 1441, anno in cui il vescovo turritano si trasferì a Sassari. La prima attestazione della chiesa di San Gavino è nel "Condaghe di San Pietro di Silki" e risale al 1082 circa. Non è facile però determinare la cronologia esatta dell'edificio, così come desta numerosi interrogativi la principale particolarità della chiesa, terminante con due absidi contrapposte (a N/E e S/O), una per ogni lato breve, cosicché manca la facciata e gli ingressi si aprono lungo i lati lunghi.

La chiesa di San Pietro apostolo, oggi compresa nell'abitato di Sassari, nel sito dell antica villa di Silki ed era annessa al monastero omonimo, amministrato da monache benedettine. Il Libellus Judicum Turritanorum lo dice fondato sotto Mariano I de Lacon-Gunale, giudice di Torres fra il 1065 e il 1082; della sua gestione tra la seconda metà dell'XI e il XIII secolo resta ampia documentazione nel Condaghe di S. Pietro di Silki. L edificio romanico stato ristrutturato a partire dal XVII secolo. L'aula mononavata si disponeva lungo lo stesso asse ed era larga quanto l'attuale. Ne restano tratti murari dei fianchi e della facciata (a ovest), in conci calcarei di media pezzatura. Nel fianco settentrionale sono archetti semicircolari con peducci sgusciati. All'interno dell'aula si trovano, murate, due monofore in corrispondenza assiale, a doppio strombo con centina modanata. Nel portale della facciata, l'architrave poggia su robusti capitelli con foglia dalla cima riversa nelle facce affrontate. Alla prima metà del XIII secolo sono ascrivibili i primi due ordini inferiori del campanile a canna quadrata, affiancato a settentrione. Il telaio strutturale dato da larghe pareste d'angolo e archetti a doppia ghiera su peducci sagomati; alcuni conci recano per bacini ceramici.

RIFERIMENTI STORICI DEL CONTESTO MEDITERRANEO: Quando nella seconda metà dell'XI secolo si ricostruiva a Torres la cattedrale di San Gavino secondo schemi architettonici occidentali, la Sardegna, allontanato ormai il pericolo musulmano con la sconfitta di Mugahid (1) Mughaid, Mugetto o Musetto delle fonti cristiane; giovane re del Taifa (piccolo stato nella penisola Iberica con capitale Deina), dopo aver conquistato le Isole Baleari, sbarcò in Sardegna e si impadronì di Cagliari nel 1002, nel più importante tentativo musulmano di conquista della Sardegna impedito, definitivamente dai Pisani.), che l' aveva invasa, intenzionato a farne la testa di ponte per la conquista dell' intero Mediterraneo, aveva da tempo ripreso - dopo secoli di isolamento determinato sia dalla sua dipendenza da Bisanzio, che più dal controllo arabo del Mediterraneo centrale che ne aveva precluso le relazioni con i paesi cristiani d'oltremare - i rapporti politici e commerciali con il Continente italiano, attraverso le repubbliche marinare di Pisa e di Genova, le quali, fautrici della liberazione dell'isola e del mare Tirreno, una delle arterie principali dei loro traffici, dalla minaccia araba, erano ben consapevoli delle potenzialità economiche della Sardegna che aspiravano a ridurre il loro monopolio. La loro penetrazione nell'isola trovava l'appoggio degli stessi giudici sardi per i quali l'ingerenza delle due repubbliche appariva lo scotto inevitabile per garantirsi un'efficace protezione dalle future scorrerie musulmane. Anche il papato, dopo lo scisma del 1054, fra la chiesa d'oriente e quella di Roma, in forza dell'antica tradizione che legava l'Isola al "patrimonium beati Petri", stringeva, secondo un disegno teocratico che avrebbe portato più tardi all'investitura dell'isola a Jaume II, re d' Aragona, relazioni con i giudici sardi e al fine di ridurre il clero isolano all'ortodossia di Roma agevolava la penetrazione nell'isola dei monaci di rito latino. Nel decennio successivo Barisone I, giudice del Logudoro, che riconosceva nella chiesa di Roma un valido antagonista alle mire colonizzatrici pisano-genovesi e un baluardo alla sua indipendenza, si faceva strumento della politica religiosa della Santa Sede. Egli infatti sollecitava nel 1063 dall'abate di Montecassino Desiderio la fondazione di un monastero benedettino nelle sue terre. Accolto l'invito del giudice "duodecim de melioribus coenobii fratibus", sotto la guida dell' abate Aldemaro, partivano da Gaeta verso la volta della Sardegna, portando con se libri sacri, arredi e reliquie.

La basilica di San Gavino è il monumento romanico più grande in Sardegna (m 58 x 19, altezza m 17 circa). Ha pianta longitudinale a tre navate, divise da arcate su 22 colonne di spoglio e tre coppie di pilastri cruciformi. La fabbrica iniziò dall'abside a N/E per concludersi con quella a S/O. L'edificio fu realizzato in calcare della Nurra, eccettuati i capitelli su cui impostano le arcate, tutti marmorei e di reimpiego, di epoca romana imperiale tranne tre bizantini e uno dell'VIII secolo. La navata centrale ha copertura lignea, mentre le navate laterali sono voltate a crociera. Lungo tutto l'edificio si aprono monofore che permettono alla luce di entrare nella basilica: alcune sono più antiche, con strombo gradonato, sostituite poi da luci con strombo liscio. All'esterno la basilica si presenta scandita in specchi da una serie di lesene su cui poggiano archetti. A nord si colloca l' unico portale romanico superstite, decorato da due figure umane raffiguranti Adamo ed Eva. A sud si apre un portale del XV secolo, in stile gotico-catalano.

Disegno "Veduta della Basilica di San Gavino in Sardegna" 1827 "iscrizione li 14 maggio 1832/ Veduta della piazzetta di 5. Gavino disegnata nelle ultime ore di mia dimora in Sardegna

Bibliografia Essenziale:

  1. Bullettino Archeologico Sardo "Nome, Sito e Descrizione dell'Antica Città di Torres" di Giovanni Spano, 1860;
  2. Storia dell'arte in Sardegna dall'XI al XIV secolo" di D. Scano, Montorsi, 1907;
  3. L'architettura del Medioevo in Sardegna" di R. Delogu, La Libreria dello Stato, 1953
  4. Architettura romanica dalla metà del Mille al primo '300" di R. Coroneo, Ilisso, 1993;
  5. Sassari. Storia architettonica e urbanistica dalle origini al '600, di M. Porcu Gaias, ilisso 1996,
  6. Insula Noa (Temi di Storia e cultura sarda) n.4/2021 di G. Piras
  7. SargdegnaCultura, I Luoghi della Cultura "Porto Torres, Basilica di San Gavino"
  8. Storia dell'Arte, "La Basilica di San Gavino a Porto Torres"
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Basilica di San Gavino (Porto Torres). 1907 da "Storia dell'arte in Sardegna dall'XI al XIV secolo" di Dioni Scano;