L'architettura Romania nel Giudicato di Torrs

Santa Maria Maddalena (Chiaramonti)

La chiesa di S.Maria, oggi dedicata alla Maddalena, sorge in una piana campestre in territorio di Chiaramonti. Nel secolo scorso era ritenuta parrochiale della deserta villa di Orria-Picinna. Il titolo di Sancta Maria de Orria Pithinna fu donato all'abbazia di San Salvatore di Camaldoli nel 1205 dalla nobile turritana Maria de Zori. Nella facciata è murato un concio con un'iscrizione poco leggibile, relativa a restauri in data successiva all'anno 1300. L'edificio risulta da una complessa serie di rimaneggiamenti sia strutturali, sia di dettaglio. L'atto di donazione fissa al 1205 l'impianto ad aula mononavata con abside a sud-est e tetto ligneo.

E' da ipotizzare che per la costruzione dei fianchi e della facciata nel primo quarto del XIII secolo subentrassero diverse maestranze, caraterizzate dal ricorso a parametri in opera bicroma, forse le medesime che fabbricarono il S.Antonio di Salvenero in territorio di Ploaghe. Ancora in seguito, ma in epoca imprecisabile, l'aula mononavata fu ampliata con innesto di due cappelle che ne determinarono l'attuale icnografia a croce commissa. I bracci del transetto e l'aula (già coperta in legname) vennero voltati a botte. La muratura dell'abside in conci di trachite rossa con rade interpolazioni calcaree. Gli archetti non sono monolitici, bensì composti con vela, singoli segmenti di cerchio a lunetta.

Nella facciata e nei fianchi, cantoni calcarei e trachitici si alternano in filari approssimativamente regolari. Sotto gli spioventi dei due frontoni (con finestrella cruciforme) si dispongono archetti calcarei monolitici tagliati a filo, ognuno impostato su un peduccio e sull'archetto che gli sta sotto. Il portale ha centina leggermente archiacuta, composta di cunei alternati in bicroma. I bracci del transetto sono edificati con le stesse pietre calcaree e trachitiche sbozzate irregolarmente e tessute in disordine; si aprono verso l'esterno con ingresso indipendente (a ovest) e con monofora nella testata orientale. L'aula illuminata da una monofora per fianco, centinata a doppio strombo come quella al centro del semicilindro absidale.

Il Villaggio Medioevale di "Orria Pithinna"
(a cura della dr.ssa Rosa Anna Cadau esperta di storia Medievale)

l villaggio medioevale di Orria Pithinna sorgeva in una piana campestre, molto fertile, a circa due Km e mezzo da Chiaramonti, non molto distante da Orria Manna. La zona fu densamente popolata sin dall'antichità, come testimonia la presenza di numerosi nuraghi e domus de janas. La villa, probabilmente, si sovrappose ad un precedente insediamento romano, come il sintagma Orria (derivato dal latino horrea = granaio) pare chiaramente suggerire. Laggettivo pithinna da interpretare in relazione al villaggio omonimo di Orria Manna, evidentemente di maggiore entit demografica.Il villaggio appare citato per la prima volta in una scheda del condaghe di S. Michele di Salvennor, dove il toponimo presente nella grafia castigliana ORREA PITIA.
Si tratta di un atto di permuta di una serva (esclava), Maria Pira, tra il monastero di Salvennor e quello di Orria Pithinna. Fra i testimoni presente Pedro de Serra de Jerusale, curatore dell'Anglona. La chiesa parrocchiale del villaggio era intitolata a Santa Maria, oggi conosciuta col nome di S. Maria Maddalena; il 1 luglio 1210, Maria de Thori, zia di Comita II, giudice di Torres e vedova di Pietro Maroniu, donò la chiesa insieme a quella di S. Giusta all'eremo di S. Salvatore di Camaldoli, nelle mani del priore Martino, con dotazione di terre, servi, serve, domus, saltus vigne, e terra de fune, con lo scopo di fondarvi due monasteri. La fonte un atto di riconferma di una precedente donazione datata 10 luglio 1205. Non dato sapere con esattezza in quale anno i monaci dell'ordine Camaldolese, fondato da San Romualdo nel 1012, siano giunti nel Logudoro, ma sicuramente ci avvenne in data precedente al 1112. Il villaggio quindi documentato nel pagamento delle decime ecclesiastiche degli anni 1341-42, e 1346-50. Il 30 giugno 1341, frate Giovanni, versa un acconto di una libbra di alfonsini minuti, come priore di ORIA PITCINA; il 29 settembre dello stesso anno, la decima di 9 libbre versata dal canonico e rettore Manuele. Al centro Orria Pithinna, la fertile vallata ove sorgeva l'antico villaggio medioevale. Sopra: la bella chiesa di S.M.Maddalena di Orria Pithinna. Sotto: la domus de janas testimonia la presenza dell'uomo da vari millenni. Sopra: la chiesa di S.Giusta de s'Abba o di Orria Pithinna. Sotto: il nuraghe di Badd'e' cheja. Il luogo ricco di resti di mura e restituisce delle prove dell'antica presenza umana

Il 29 settembre 1342 Leonardo, priore di ORIA PICINA ad elargire una decima in grano di 3 libbre di alfonsini minuti.
Negli anni 1346-50, invece, si ha testimonianza di due versamenti, uno erogato dal rettore e canonico Francesco per due libbre di alfonsini minuti, ed un altro dal priorato di ORRIA PICHINNA per il valore di tre libbre. Durante la dominazione catalano-aragonese, il 23 marzo 1348, ORRIA PITXINA, con Nulvi, Orria Manna, Ostiano de Monte e Martis, furono cedute dalla Corona a Poncio de Santa Pau, un esponente di spicco della feudalità catalana. Quasi un anno dopo, Pietro IV, re d'Aragona, in seguito alla morte di Goffredo Gilberto de Crulles, concesse a Poncio de Santa Pau le ville di Sanluri e di Donigala, in cambio di quelle di Ostiano de Monte, Orria Manna, Martis, ORRIA PICHINA e Nulvi. Queste ultime infatti, per quanto concesse al suddetto Santa Pau, erano state assegnate dal governatore Rambaldo de Corbera a Giovanni dArborea, fratello del giudice Mariano, il quale se ne era impossessato senza aver avuto la ratifica regia. Quindi un inventario fiscale aragonese coevo, relativo alle tassazioni dei venti villaggi dellAnglona, menziona il centro di ORRIA PITXINA.Gli uomini soggetti alla tassazione della dada (tributi di grano), tassati venti soldi, cio una libbra a testa, erano quaranta; la tassa per majorja e drets era di quindici libbre. Un totale quindi di quaranta soggetti fiscali poichè nel villaggio, la tassazione del datum era effettuata in base a quanti abitanti erano sottoposti alla stessa tassa. Il villaggio nel 1388 doveva essere gi abbandonato, giacch il suo rappresentante non era presente ai trattati di pace stipulati tra la Corona dAragona ed il giudicato dArborea. E probabile che gli abitanti si fossero trasferiti in seguito alla peste nera del 1348 nel vicino borgo di Chiaramonti, sviluppatosi ai piedi dell'omonimo castello fondato probabilmente dai Doria. Lo stesso villaggio di Chiaramonti fin forse con inglobare il territorio di altri due villaggi. Il Fara annovera Orria Pithinna nel 1584 tra i villaggi abbandonati dellAnglona. Nel 1684 l Aleo, cita ORRIA PITINNA associata ad ORRIA MANNA, che, a parere dellautore, anticamente costituivano una prebenda del valore di duecento scudi. Questultima informazione venne poi ripresa nel 1769 nella relazione sugli Stati di Oliva, dal funzionario Vincenzo Mameli de Olmedilla. Il visitador spagnolo constat la presenza, in una zona situata presso il monte di S. Leonardo di Orvei, nei territori di Orria Manna e di Orria Pizinna, tracce di antiche popolazioni e di chiese che costituivano la prebenda del canonico di Castelsardo del valore di circa centociquanta scudi. (un ringraziamento particolare alla dr.ssa Rosa Anna per la sua gentilezza e disponibilit. M.U)

Chiaramonti - Chiesa Santa Maria Maddalena da "catalogo Beni Architettonici e Paesaggistici