L'architettura Romania nel Giudicato di Torrs

San Gavino di Lorthia (Bono)

La chiesa parrocchiale dell'antico villaggio di Lorthia, in agro di BONO fu edificata su disposizione del Giudice di Torres Gianuario, e quindi in un periodo antecedente al 1153 anno in cui appare nei documenti, il giudice figlio Barisone. L'edificio interamente in cotto, con aula mononavata, ha l'abside orientata a Nord Est. La particolarità dell'edificio è nell'esecuzione in cotto che si ritrova, anche, in San Nicola di Quirra in Sardegna e Santa Cecilia a Pisa (1103). All'edificio attualmente si addossano dei fabbricati di nessun valore realizzati dai comitati dei festeggiamenti che negli anni si sono presi cura del monumento. A questi sono presumibilmente da imputare alcuni interventi di ristrutturazione, da censurare in quanto sulla parete esterna a sud stata sostituita la muratura di cotto con un'altra in pietrame granitico con malta cementizia e di simile origine la pavimentazione interna in cotto 71/2x 15 cm, certamente avulso dal contesto. Non risulta che la chiesa abbia una sua pertinenza, per cui facile trovare nel piazzale antistante maiali e mucche, che utilizzano gli spazi per soggiornare.

Sulla parete a sud è visibile una monofora, chiusa dall'interno con della muratura in pietrame. Sul prospetto a nord est una apertura cruciforme è stata anch'essa rimaneggiata. Mentre l'abside ha la copertura in tegole di cotto. Nulla è dato sapere della configurazione originaria, cioè se fosse presente una monofora simmetrica. Sarebbe opportuno indagare sulla configurazione originaria della parete a nord ed anche sulla consistenza patrimoniale della chiesa, che essendo stata costruita da un giudice, portava con sè le opportune pertinenze oggi scomparse

Mantengono l'impianto originario sia i mattoni in cotto del paramento murario ma anche gli elementi terminali di raccordo del paramento con la copertura nella sola abside. Mentre appare evidente l'eccessivo utilizzo della malta di cemento utilizzata negli interventi disorganici precedenti. Gli interventi precedenti hanno anche permesso l'esecuzione dei canali di gronda e pluviali in lamiera verniciata ,che mostrano, con evidenza l'assoluta mancanza di consapevolezza dell'importanza del monumento. Il rifacimento della copertura ha anche rimaneggiato i terminali in cotto ,presenti soltanto nell'abside.

Un ragionamento a parte attiene alla facciata, nella quale si mantiene il portone centinato, mentre si dovrebbe indagare sulla cornice, soprastante il paramento murario in cotto, peraltro intonacata, sulla quale collocata una croce in ferro. Nella facciata si apriva una finestrella cruciforme attualmente rimaneggiata. Nel contesto ambientale insistono ancora altre 4 quattro chiese, a dimostrazione dell'importanza della villa di Lorthia, tutte rigorosamente intitolate a santi della tradizione bizantina: San Ambrogio, Santa Barbara, San Nicola, Santa Restituta. Da questo deriva l'ipotesi della costruzione e floridezza della villa in un periodo alto-giudicale, solo successivamente distrutta forse a seguito degli sconvolgimenti della guerra combattuta dai sardi arborensi contro gli Aragonesi, nella quale un ruolo fondamentale svolse il Goceano, se gli ultimi momenti di opposizione alla dominazione Aragonese si mantennero in questa zona per decenni. Gli abitanti del Goceano ne pagarono le conseguenze sia in termini di morti ma anche forse con la distruzione di questa villa. Ed anche con il trasferimento coatto degli abitanti.

Bono - Chiesa di San Gavino di Lorthia (planimetria).
Bono San Gavino di Lorthia, da SardegnaCultura Catalogo Beni Culturali;