L'architettura Romanica nel Giudicato di Torres.

Oggetto dello studio è la rivalutazione e analisi della manifestazione della potenza economica e culturale concretizzata ed esplicata nella costruzione, insieme ad altre opere, principalmente difensive, dei monumenti religiosi del periodo storico più importante della storia della Sardegna dal quale traggono origine, quasi come instillati in quel periodo storico nel DNA, alcuni caratteri fondanti dell’essere sardi e che danno consistenza e fisionomia di popolo. A quel periodo si può riferire la creazione di una organizzazione statuale specifica con la sua speciale legislazione istituzionale e politica. Unica nel suo genere in Europa.

Può apparire strano alla vista del lettore non sardo, l’impegno nello studio dei monumenti romanici nel giudicato di Torres, in quanto energie e risorse finora sono state profuse nello studio di periodi lontanissimi nel tempo, romano e protostorico. Al contrario il periodo bizantino e medievale è stato ad oggi trascurato dalla cultura ufficiale e dai libri di storia in quanto relegato ad ambito locale nell’ottica di una Sardegna periferica e ininfluente. Complice di questa falsa idea di Sardegna marginale, ignorante, e scarsamente importante e la storia scritta dai vincitori della guerra che il popolo sardo ha combattuto per affermare la propria libertà.

In quel periodo sono fondate le radici di un popolo e della sua civiltà, durata in modo autonomo con alterne vicissitudini dalla fine dell'impero romano d'oriente al momento della sconfitta ad opera degli aragonesi.
All'interno di questo lungo periodo di esistenza istituzionale delle realtà sarde collocata la storia del giudicato di Torres, durato ininterrottamente dal secolo VIII-IX al secolo XIII, che nella sua evoluzione ha consentito la realizzazione di innumerevoli edifici di culto (chiese Romaniche) che oggi rimangono a rappresentare e testimoniare quel momento di potenza economica e sociale resa evidente dalla qualità delle realizzazioni uniche nel suo genere. Molte di esse si trovano isolate, nelle campagne, ed erroneamente vengono chiamate campestri.
In realtà molte di queste erano poste nelle ville (villaggi) ora scomparse. Anche questo a riprova della floridezza economica della Sardegna del periodo.
Lo studio deve servire ai tecnici, che si formano oggi, ad assumere in se la consapevolezza di avere un grande patrimonio architettonico, frutto della loro storia, da tutelare in quanto di valenza pari a quelli "continentali del periodo", e ai non tecnici affinché nelle loro azioni quotidiane rivalutino il patrimonio storico e culturale di quel tempo, che resiste nonostante anni di dominazione spagnola e piemontese ed anche italiana.

Arte Romanica in Sardegna: di Fabrizio Palombelli e Carlo Prola, produzione Lodovico Prola (da YouDoc)